Secondo il rapporto Society at
a Glance 2001% in Italia
meno di sei italiani su dieci cucinano o puliscono ogni giorno
,
una quota inferiore di 5 punti percentuali alla media Ocse.
Sembrerebbe dunque che gli italiani siano sempre più pigri in
cucina, una tendenza confermata anche da un'elaborazione della Camera di commercio di Milano su
dati del registro delle imprese.
Nello specifico nel 2010 sono aumentate
dell'8,5% (da 26500 del 2009 a 28843) le imprese che producono piatti
pronti, precotti e take away e che ora hanno raggiunto quasi un
terzo delle imprese italiane del settore alimentare (il 32,8%).
Secondo la Camera di Commercio di Milano è però tutto il sistema
alimentare ad essere cresciuto del 2,5% in un anno, con punte del
4,1% in Lombardia, del 3,5% in Valle dAosta e del 3,2% in Toscana.
La Lombardia risulta essere la regione
con la più alta concentrazione di imprese del settore, pari
all'11,2% del totale (9828 imprese) seguita a ruota dalla Campania
con l'11,1% (9781), che risultava in testa nel 2009. Al terzo posto
troviamo la Sicilia con il 10,8% delle imprese nazionali (9535
aziende). Chiudono la classifica regionale, invece, la Valle d'Aosta
con lo 0,2% delle imprese nazionali (177), il Molise con lo 0,8%
(707) e il Trentino-Alto Adige con l'1% (902). Tra le provincie
Napoli guida la classifica con 4463 imprese (il 5,1% del totale
italiano) seguita da Roma con 4207 imprese (il 4,8%) e da Torino
con 2.776 imprese (il 3,2%). Fuori dal podio troviamo Milano con 2611
imprese attive nel settore (il 3%).
Tra i settori più dinamici l'indagine
segnala quello della produzione di gelati, cresciuto del 23,7% in un
anni, quello dei birrifici (+17,9%) e la preparazione di
omogeneizzati e alimenti dietetici (+13,3%). In valore assoluto,
invece, spiccano le imprese che producono prodotti di panetteria e
pasticceria fresca che risultano essere pari al 30,4% del totale
(26692 attività) in crescita dello 0,7% rispetto al 2009. Molto
numerosi si segnalano anche i produttori di paste alimentari, di
cuscus e di prodotti farinacei simili con 5206 attività (il 5,9% del
totale) e i produttori dell'industria lattiero-casearia con 3.543
attività (pari al 4% del totale).
Alimentari
Cresce il Settore Alimentare: Boom di Imprese Che Producono Piatti Pronti, Precotti e Take Away
- 27 Aprile 2011
- IlDuca
In Arrivo Maggiori Informazioni e Più Chiarezza Sulle Etichette Dei Prodotti Alimentari
- 22 Aprile 2011
- Riccardo
Il Parlamento Europeo si è pronunciato
positivamente riguardo alla nascita di una nuova etichettatura per i
prodotti alimentari, che prevede una maggiore semplicità di lettura
da parte del consumatore ed un aumento dei dettagli indicati.
L'obiettivo è quello di fornire più informazioni ai consumatori per
permettere a chi compra di fare scelte più consapevoli.
Precisamente, come informa lo stesso
Parlamento Europeo sul suo sito web ufficiale, la nuova etichettatura
dovrà rispondere a questi criteri:
-
Leggibilità È stata stabilita una dimensione minima per i caratteri, 1,2 mm, al fine di garantire una leggibilità agevole a tutti i consumatori. Non di rado, infatti, chi acquista ha difficoltà a leggere le informazioni indicate proprio per via della scrittura, realizzata con caratteri troppo piccoli.
-
Informazioni sugli allergeni In ogni prodotto dovrà essere indicata la lista completa degli allergeni, ad oggi obbligatoria solo per i prodotti alimentari preconfezionati. Con questo nuovo intervento legislativo, invece, l'elenco dovrà essere necessariamente indicata anche nei prodotti venduti presso ristoranti, mense, bancarelle, così come nei prodotti confezionati direttamente nei negozi.
-
Data di congelamento la data del primo congelamento dovrà essere indicata per la carne non lavorata, il pollame ed il pesce.
-
Luogo di provenienza Per alimenti quali carne, pollame, latticini, frutta e verdura, si dovrà indicare lorigine di tutti i singoli ingredienti del prodotto.
-
Informazioni sul retro del prodotto Sulla parte posteriore della confezione dovranno essere indicati i valori nutrizionali dellalimento, dunque il contenuto di grassi, proteine, zuccheri, sali ed altro ancora.
-
Indicazione di eventuali sostanze alimentari imitate Si dovrà specificare sulla confezione se un prodotto, allapparenza un pezzo compatto, è invece composto da diversi tagli.
Insalate in Busta: Approvata la Proposta di Legge Che Garantirà Al Consumatore Igiene e Freschezza
- 20 Aprile 2011
- Riccardo
La Commissione Agricoltura della Camera
ha dato il via libera ad una proposta di legge che disciplina la
preparazione, il confezionamento e la distribuzione di un prodotto
alimentare che nel corso dellultimo anno ha riscosso un grande
successo sugli scaffali dei supermercati, ovvero le insalate in
busta.
In linea con le ultime tendenze in
fatto di alimentazione, per le quali i consumatori prediligono i cibi
confezionati, già pronti e che non richiedono tempo per la cottura e
per la preparazione in generale, le insalate in busta hanno davvero
spopolato negli ultimi periodi. Secondo la Coldiretti, infatti, a
fronte di un calo del -0,6% che ha interessato in generale il settore agroalimentare nel 2010, le insalate in busta hanno fatto invece
registrare un incremento del +8%, per circa 90 milioni di chili
venduti.
Nel complesso, gli italiani hanno speso
per questo genere di alimento confezionato ben 730 milioni di euro
nel corso del 2010. Secondo la CIA, Confederazione Italiana
Agricoltori, l86% di questo segmento è stato rappresentato dalle
insalate, seguito dalle verdure a cuocere con il 9%, dalle cruditè
con il 4% e dalle ciotole con condimento con il 2%.
Alla luce di questo autentico boom, era
diventata urgente la necessità di un intervento legislativo mirato a
garantire al consumatore igiene e freschezza del prodotto che sta
acquistando. Soprattutto in considerazione del fatto che questo tipo
di alimento risulta facilmente deteriorabile (è sufficiente, ad
esempio, un forte sbalzo di temperatura per comprometterne la
qualità) ed è molto soggetto alla proliferazione di batteri.
Pasqua: Consigli per una Spesa di Qualità Badando al Risparmio ed Evitando gli Sprechi
- 19 Aprile 2011
- IlDuca
In Italia lo spreco di prodotti
alimentari è enorme: si calcola ogni anno venga sprecata
una quantità di cibo tale da poter nutrire 44 milioni di persone
(l'intera popolazione della Spagna). Per quanto riguarda i soli
comportamenti delle famiglie, secondo stime accreditate (Adoc), pare
che ogni
anno finisca nella spazzatura il 9% del totale della spesa
, pari
a circa 515 euro per nucleo familiare. Quasi un quarto di questo
spreco avviene durante le feste (il 23,10%) pari 119 euro di cui il
7,4% durante le festività Pasquali per un importo di circa 40 euro a
famiglia. Per questo motivo abbiamo deciso di fornire qualche
consiglio per risparmiare il più possibile sulle spese tipiche della
Pasqua, anche in considerazione del fatto che i rincari energetici
hanno spinto verso l'altro i prezzi dei prodotti alimentari (che per
lo più vengono trasportati su gomma), uniti ai soliti fenomeni
speculativi che caratterizzano ogni festività.
In generale il consiglio per poter
risparmiare è quello di comprare uova di cioccolato e colombe
pasquali agli ultimi momenti, visto che se rimangono sugli scaffali
questi prodotti sono spesso soggetti a promozioni (prodotti come la
Carne invece potrebbero lievitare). Tuttavia è bene riconoscere un
prodotto dalla qualità e non solamente dalla marca, vediamo come
fare.
UOVA DI PASQUA: È bene sapere che
secondo un'indagine di Altroconsumo rispetto allo scorso anno, il
prezzo della uova di cioccolato è aumentato in media del 13%, con
punte massime fino a quasi il 40%.Il prezzo al chilo delle uova di
Pasqua di marca oscilla dagli 8 euro ai 20 euro.
Per scegliere un uovo di qualità
occorre diffidare della marche e fare affidamento all'etichetta in
cui sono indicati gli alimenti in ordine decrescente per peso e
percentuale. Occorre scegliere un uovo che contenga quantità
maggiori di cacao in polvere e burro di cacao rispetto allo zucchero.
Occorre diffidare delle uova che contengono una quantità maggiore di
zucchero rispetto agli altri ingredienti, soprattutto in ragione del
fatto che lo zucchero costa un decimo del cacao. Inoltre bisogna
prestare attenzione alla presenza di burro di cacao ed evitare i
prodotti in cui è indicata la dicitura contiene grassi di
sostituzione, perchè spesso si tratta di componenti di qualità
inferiore.
COLOMBE: Secondo l'Osservatorio
Nazionale Federconsumatori le Colombe sono aumentate rispetto allo
scorso anno tra il 5% e il 7%.
Questo prodotto tipico possiede
caratteristiche specifiche definite dal Ministero delle Attività
Produttive. Secondo l'Adoc, gli elementi obbligatori sono: farina
di frumento; zucchero; uova di gallina di categoria A (cioè
uova fresche) o tuorlo duovo, o entrambi, in quantità tali da
garantire non meno del 4% in tuorlo; materia grassa butirrica (cioè
burro), in quantità non inferiore al 16%; scorze di agrumi canditi,
in quantità non inferiore al 15%; lievito naturale costituito da
pasta acida; sale. Una colomba è di buona qualità se contiene
nell'etichetta in ordine farina, zucchero, uova, burro e canditi.
Per quanto riguarda le colombe speciali
o arricchite è bene sapere che devono contenere, per poter portare
la dicitura colomba almeno il 50% dellimpasto base. In questi
casi, oltre alle indicazioni di etichettatura, devono comparire
accanto alla denominazione riservata, tutte le variazioni sul tema e
consentire al consumatore di comprendere le reali caratteristiche del
prodotto.
ABBACCHIO: Secondo l'Osservatorio Nazionale Federconsumatori l'Abbacchio ha subito rincari rispetto allo scorso anno tra il 4% e il 13%.
Farmers Market: i Clienti Tipo Sono Donne e la Spesa Media Settimanale è di 100 Euro
- 14 Aprile 2011
- IlDuca
Donna in
età matura, di istruzione superiore, con famiglia piccola (2,7
componenti), raramente con bambini e con un budget settimanale di non
più di 100 euro. È questo l'identikit di chi fa la spesa nei
farmers market che emerge dall'indagine "Filiere corte: quale
impatto sul mondo produttivo e sulla società?" condotta dal
CURSA (Consorzio Universitario per la ricerca socioeconomica e per
l'ambiente) in collaborazione con il Ministero delle Politiche
Agricole Alimentari e Forestali.
Secondo la ricerca, la filiera corta,
ovvero la modalità di distribuzione dei prodotti agroalimentari che
taglia gli intermediari tra il campo alla tavola, tipica dei farmers
market, è la risposta che coniuga economia ed ambiente. Ovviamente
la filiera corta, che opera su binari opposti rispetto a quelli della
grande distribuzione, non è prerogativa solamente nei farmers market, ma
anche in altre forme come i Gas
(gruppi di acquisto Solidali) o la vendita
diretta in azienda agricola
. Nei farmers market tuttavia i
consumatori hanno il vantaggio di poter entrare in contatto nello
stesso momento con diversi produttori e quindi possono contare su una
maggiore concorrenza nei prezzi (in rapporto alla qualità).
Tornando all'indagine il Consorzio
Universitario ha osservato 13 mercati degli agricoltori diffusi su
tutto il territorio nazionale e inviato una serie di questionari a
produttori (158) e consumatori (458) sui temi ambientali, sociali ed
economici. Oltre all'identikit del consumatore tipo è emerso che i
cittadini scelgono questi mercati diretti principalmente perchè alla
ricerca di prodotti freschi, di qualità potendo anche risparmiare.
Inoltre coloro che si recano nei mercati cosiddetti alternativi,
ovvero legati anche ad obiettivi etici, si aspettano di trovare
prodotti che rispettano l'ambiente.
Ma quanto spendono i consumatori in
questi farmers market?
L'indagine rivela che la spesa media
settimanale è di 100 euro, con una valore medio a visita che va dai
13 euro del piccolo mercato ai 25 euro dell'alternativo.
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