Nei giorni scorsi la BCE ha diminuito i tassi di riferimento di 25 punti base, portandoli allo 0,75%. Si tratta di una misura storica: mai, da quando esiste l’euro, i tassi di riferimento sono stati così bassi. Il motivo di questo provvedimento è chiaro: stimolare l’economia reale.
Il settaggio dei tassi di riferimento è uno strumento di politica monetaria, uno dei pochi in dotazione alla BCE che, ricordiamolo, non può ‘stampare moneta’, come invece fa la sua controparte statunitense, la FED.
I tassi di riferimento regolano il costo del denaro prestato dalla BCE alle banche nazionali. Se questo si abbassa, ossia se i tassi di interesse si abbassano, allora si abbasserà anche il costo del denaro prestato dalle banche alle imprese. Il beneficio che questo circolo virtuoso apporta all’economia reale è palese: più denaro in circolazione vuol dire investimenti; interessi più bassi vogliono dire meno affanno per le imprese.
La CGIA di Mestre ha calcolato il risparmio che il taglio ai tassi di riferimento determinerà per le aziende. In totale, su tutto il territorio italiano, il risparmio graviterà intorno ai 2,2 miliardi di euro. Questo vuol dire che le imprese spenderanno in media 432 euro in meno all’anno. Non è tantissimo, ma è già qualcosa, visto che hanno vissuto - in certi casi vivono tuttora – situazioni da credit crunch, dunque difficoltà ad accedere a un qualsiasi tipo di finanziamento.
Ovviamente questi numeri riflettono una situazione ideale. Indicano che il risparmio dovrebbe essere di questa entità. La filiera ‘del denaro’, infatti, è lunga e percorsa da soggetti ansiosi di speculare. A mettere in guardia i diretti interessati è lo stesso segretario della CGIA, Giuseppe Bortolussi, che ha dichiarato: “La riduzione del tasso di interesse stabilito dalla BCE potrebbe non tramutarsi in una corrispondente contrazione del costo del denaro anche a livello locale. E’ verosimile che i risparmi in capo alle aziende da noi stimati possano essere sovrastimati”.
La BCE non ha solamente abbattuto i tassi di riferimento, ha anche azzerato i tassi di deposito. Questo provvedimento cancella le rendite provenienti dal denaro in giacenza. Dunque le banche potrebbero trovare più conveniente investire quel denaro nell’economia reale.
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