La situazione dei trasporti in Italia si configura come molto problematica non solo per ragioni storico-geografiche ma anche per errate decisioni politiche ed economiche. Basti pensare che la mancanza di investimenti in infrastrutture ha fatto si che oggi la velocità media nei maggiori centri urbani italiani sia simile a quella raggiunta a fine '700, ovvero intorno ai 15 km/h che diventano 7/8 nelle ore di punta. Il dato è stato calcolato dall'Ufficio Studi di Confcommercio e inserito nel Libro Bianco sui Trasporti e le Infrastrutture.
Tutto ciò non si traduce solamente in disagi e congestione dei trasporti ma ha anche un rilevante peso nell'economia del Paese. Infatti se nel decennio 2001-2010, l'Italia avesse attuato politiche di miglioramento dell'accessibilità stradale, tali da allinearci al livello della Germania, avremmo avuto un miglioramento del Pil pari a 142 miliardi di euro.
Ma senza guardare alla Germania, dove le cose vanno meglio per diversi motivi, se il nostro Paese avesse portato i livelli di accessibilità medi del Mezzogiorno agli standard raggiunti dalla Regione Lombardia, avremmo avuto nel 2010 un Pil maggiore del 3,2%. La congestione delle rete stradale rende la velocità commerciale, riferita agli autoarticolati (la principale modalità di trasporto merci) inferiore sia alla media europea che a quella registrata tra i competitor.
Sul fronte del parco circolante l'Italia con 41,4 milioni di unità detiene il record mondiale ed europeo per densità in rapporto alla propria rete autostradale. Un dato significativo soprattutto se si pensa che l'aumento del parco circolante dal 1970 ad oggi è stato del 271%, mentre la crescita della rete stradale solo del 34%. Ciò ha portato il numero di veicoli per chilometro di strada disponibile a crescere da 81 a 225. Per quanto riguarda le infrastrutture l'Italia con una densità autostradale di 2,2 km ogni 100 km quadrati si piazza al di sopra della media dell'Unione Europea a 27 (1,5 km), ma al di sotto rispetto a Olanda , Belgio e Lussemburgo (5,5 km), Spagna (3,6 km) e Germania (2,7 km).
Confcommercio sottolinea come l'Italia sia il Paese delle cosiddette “incompiute” un gruppo di 27 infrastrutture varie, incominciate e mai portate a termine. Queste valgono insieme 31 miliardi e hanno accumulato ritardi da un minimo di 5 ad un massimo di 50 anni. Se si guarda allo stato di attuazione del Programma per le infrastrutture strategiche, valutato in oltre 367 miliardi di euro, solo il 9,3% delle opere è stato portato a termine, mentre oltre la metà è ancora in fase di progettazione.
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