“Un pessimo compleanno, di quelli in cui la salute del festeggiato appare sempre più precaria, i medici non sembrano all'altezza e, fra i presenti, ci si interroga apertamente sulle probabilità di un decesso”. Con questa metafora Massimo Giannini, vicedirettore del quotidiano “la Repubblica” ha aperto il dossier sui dieci anni dell’euro. La metafora calza a pennello: il 2011 è stato l’annus horribilis per l'euro e la luce in fondo al tunnel, se c’è, è ancora molto lontana.
Molti, come ha sottolineato Federico Rampini, ipotizzano il crollo della moneta unica. Gli effetti sull'economia in caso di crollo dell'euro, oltre a rappresentare una catastrofe implicherebbero soprattutto il fallimento di un’idea di Europa sviluppata nel corso dei decenni. Non solo, la fine della moneta unica sancirebbe la morte di un progetto che coinvolge il mondo intero.
Per capire di che progetto si tratti è necessario andare all’origine dell’euro, in un tempo in cui le sorti del pianeta erano rette da un sistema di potere meno complesso di oggi. A cavallo degli anni Ottanta e Novanta, la guerra fredda esalava i suoi ultimi, tiepidi respiri. Il mondo era diventato monopolare, con gli Stati Uniti a farla da padrone. Situazione che comunque era stata il leitmotiv dell’Occidente per quasi mezzo secolo. Dunque, come ha sottolineato Federico Rampini, “c'era la promessa di un mondo bipolare, alla nascita dell'euro dieci anni fa. Un equilibrio monetario, un sistema più equo e pluri-centrico, meno vulnerabile agli shock unilaterali venuti dall'America: a questo doveva assomigliare il futuro con l'euro”. Una promessa tradita. I fatti parlano chiaro: alla prima vera grande difficoltà l’euro non ha retto come si pensava. Nel 2008, quando i mutui subprime erano lì lì per spargere il fiele venefico della crisi, gli analisti pensarono all’euro come l’ancora di salvezza del Vecchio Continente. Una specie di ombrello sotto il quale ripararsi dalla tempesta americana. Non è stato così, l’euro si è rivelato un cattivo scudo. A riprova di questo c’è il fatto che l’Europa non solo è stata contagiata, ma ha addirittura sviluppato ‘un ceppo alternativo della malattia’, ossia la crisi del debito.
Quali sono i motivi che hanno causato il disastro dell’euro? Secondo Rampini molto ha inciso la percezione che ‘un euro italiano e un euro tedesco non fossero la stessa cosa’. Insomma, dietro la moneta unica, non c’è una realtà ma tante realtà. A sostenere l’euro c’è una macchina (l’Unione Europa) con troppi piloti, lenta, pachidermica. Non c’è una volontà comune, una politica estera comune. Non c’è nemmeno – ad oggi – una politica fiscale condivisa. È per questo che il dollaro rimane, nella testa delle persone così come nella realtà, la moneta più solida. E non importa se le crisi che sconvolgono il mondo siano partite proprio dagli Stati Uniti.
L’unica soluzione al problema – che è un problema di natura decisionale ma anche di fiducia – è quella di trasformare l’Unione Europea in un’entità federale. Almeno secondo il famoso economista Nouriel Roubini, che ha dichiarato “La chiave è l'integrazione, il contrario dell'attuale volontà di disintegrazione. Servono coesione fiscale e finanziaria con l'attribuzione di cogenti poteri centrali e l'istituzione di forti autorità di controllo”.
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{Giorgio Constantine} by flickr
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